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al testo di Stefano Saccinto
Illuminazione malinconica di una notte
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Bisogna cogliere l'elemento architettonico, il taglio di un palazzo e la sua fuga verso il vuoto della notte per comprendere la fine della città, un tavolino dinanzi a un bar deserto una sigaretta e due gambe accavallate. Sembra tardi, sembra tardi a qualsiasi ora in questa silenziosa periferia, oltre l'angolo finale del paese sembra spargersi la fine del mondo e l'ispirazione è come questo vento che solleva un angolo della tovaglia, passa sempre e scompare nel buio. - Ehi, non mi avevi detto che lavoravi qui. - Eh, non l'ho detto a nessuno. - È un posto tranquillo. - Già. La maggior parte delle sere è così. - È inverno pieno ma sembra un'estate dimenticata. - Sembra, sì. Qui finisce la città. Qui è il presente, il futuro del passato. Qui finisce tutto e alla fine di questa strada c'è soltanto l'immensità cosmica che si rigenera in eterno come l'impasto del pane. Non preoccupatevi. Andate a dormire. Ve lo guardo io, per questa notte, il mondo.
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Stefano Saccinto
- 18/06/2012 00:17:00
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Grazie Leonora e Franca. Non ho parole per quello che avete scritto: le avete usate tutte voi.
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Franca Alaimo
- 17/06/2012 00:54:00
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E davvero una poesia che mi prende questa di Stefano, giocata comè sui due piani, fisico e metafisico, così che il primo delinea uno spazio: la linea architettonica di un palazzo, un bar, un gesto comunissimo, un dialogo ( un inserimento originale che dà allinsieme il taglio di una sequenza cinematografica ) ed il secondo, nel raccogliere questi elementi, li proietta in una dimensione cosmica, aperta ed inquietante, dai cui lembi esce fuori lispirazione come un vento indefinibile( e il tutto mi fa venire alla mente latmosfera delle piazze e dei portici di de Chirico .Ma soprattutto la chiusa sorprende: improvvisamente la scena arretra nel sonno e nel silenzio e sembra potersi perdere nel non "cè mai stato tutto questo", se non fosse che la presenza del poeta con la sua veglia assicurasse la continuità. Si esce così fuori dalla metafora, ( unica traccia quel parlare di ispirazione ) e si va incontro al vero soggetto: la funzione della poesia, testimone e guardiana del mondo. Complimenti, giovane poeta!
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Leonora Lusin
- 16/06/2012 18:09:00
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Ho lavorato quasi tutta la vita in sperdute periferie ai bordi di una grande metropoli, un tempo erano paesi, in uno addirittura villeggiava un grande della nostra letteratura, una desolazione assoluta che finiva per catturarmi per quel senso metafisico di fine del mondo che emanavano...Lhai reso benissimo. E come dice Cristiana mi sentivo anchio una sentinella, spedita al confino da unesausta autorità centrale:la decadenza dellultimo impero doccidente.I miei complimenti.
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Stefano Saccinto
- 16/06/2012 14:54:00
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Grazie, Cristiana. Le atmosfere notturne sono quelle che riesco a sentire meglio, cè più pace, più solitudine e più silenzio. E il momento ideale per dire a se stessi qualcosa di vero.
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Cristiana Fischer
- 16/06/2012 14:14:00
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davvero bella e desolata, ma tu ci guardi il mondo per questa notte! è successo a tutti di essere sentinelle abbandonate, bravo!
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Stefano Saccinto
- 16/06/2012 12:52:00
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Ti ringrazio soprattutto per la definizione di moderno e la comprensione dellutilizzo di tali virgole, Alessandro. Buon fine settimana anche a te.
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Alessandro Mariani
- 16/06/2012 12:29:00
[ leggi altri commenti di Alessandro Mariani » ]
Molto bella la conclusione, ma ho trovato straordinario la prima parte, con le virgole non sempre a chiudere il senso. Molto molto moderno. Complimenti. Ti auguro un buon fine settimana.
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Stefano Saccinto
- 16/06/2012 11:36:00
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Un posto dimenticato dal mondo. Ci ho lavorato per tre mesi e non immagini la tristezza.
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Loredana Savelli
- 16/06/2012 11:22:00
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Molto molto bella!!! Vera e... immagino il posto. Ciao!
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